lunedì 16 marzo 2009

Protezione civile. Quella calabrese è all'avanguardia

La notizia di ciò che sta accadendo, la notte tra il 28 e il 29 dicembre del 1908, fa presto il giro del mondo, non appena i sismografi registrano il verificarsi di un terremoto di grande magnitudo, inquadrabile settorialmente in una zona probabilmente ubicata in Italia. Così riportano le cronache dell'epoca. Nessun'altra informazione, nessun riferimento geografico: solo le tracce impazzite dei pennini sui tabulati degli osservatori sismici che gli studiosi cominciano velocemente ad analizzare e interpretare. I sismografi mettono in evidenza la grande intensità delle scosse, senza consentire però agli specialisti di individuare con altrettanta certezza la specifica localizzazione. Gli addetti all'osservatorio scientifico dell'epoca infine annotano: stamani alle 5,21 negli strumenti dell'Osservatorio è incominciata una impressionante, straordinaria registrazione: le ampiezze dei tracciati sono state così grandi che non sono entrate nei cilindri: misurano oltre 40 centimetri.
Così, dopo il terremoto di Reggio e Messina, l'Italia inizia a prendere seriamente coscienza dei pericoli derivanti dal rischio sismico. Siamo in un periodo in cui gli studi scientifici e la tecnologia cominciano a fornire un valido supporto alle prime analisi sui terremoti. Si comprende che la sismicità della Penisola italiana è dovuta alla sua particolare posizione geografica, in quanto situata nella zona di convergenza tra la zolla africana e quella eurasiatica e sottoposta per questo motivo a forti spinte compressive, che causano l'accavallamento dei blocchi di roccia.
Diventa dunque urgente predisporre i primi piani di prevenzione e di soccorso in caso di tali eventi. Con la legge n. 473 del 1925, il soccorso alle popolazioni colpite da eventi sismici viene delegato al Ministero dei Lavori Pubblici, ed al suo braccio operativo rappresentato dal Genio Civile, con il concorso delle strutture sanitarie. Negli anni 1950, 1962 e 1967 vengono infruttuosamente presentati progetti di legge specifici. La prima vera svolta si ha però nel 70: vede la luce la legge n. 996 dal titolo "Norme sul soccorso e l'assistenza alle popolazioni colpite da calamità sismiche".
Intanto, rovinosi terremoti avevano colpito e devastato nel 1976 il Friuli e nel 1980 vaste zone della Campania e della Basilicata. In tali occasioni il governo per far fronte all'emergenza nomina un Commissario Straordinario, Giuseppe Zamberletti.
Nata un po' come "figlia delle sventure", la protezione civile italiana prende definitivamente vita con la Legge n. 225 del 24 febbraio 1992. È un organismo complesso che si occupa da quasi vent'anni della previsione, prevenzione e gestione degli eventi straordinari. Un sistema pensato sul principio di sussidiarietà. Quando si verifica un evento calamitoso, il Servizio nazionale della protezione civile è in grado, in tempi brevissimi, di definire la portata dell'evento e valutare se le risorse locali siano sufficienti a farvi fronte. In caso contrario si mobilitano immediatamente i livelli provinciali, regionali e, nelle situazioni più gravi, anche il livello nazionale, integrando le forze locali disponibili con gli uomini e i mezzi necessari.
Oggi la Protezione Civile calabrese rappresenta senza dubbio un fiore all'occhiello dell'intero sistema nazionale. Dotata di una struttura centrale a Catanzaro molto avanzata sul piano tecnologico è in grado di monitorare ogni forma di rischio: sismico, idrogeologico, di siccità, sanitario e antropico.
La sua struttura operativa è una "macchina di intervento", finalizzata a ridurre al minimo il tempo che intercorre tra un evento calamitoso e i primi soccorsi. «Fondamentali – spiega Eugenio Ripepe, responsabile regionale della protezione civile calabrese –, sono i piani d'emergenza, costantemente elaborati assieme alla protezione civile nazionale».
«È solo grazie a questo lavoro sistematico – aggiunge – e soprattutto all'iniziativa di questa importante struttura decentrata, che, negli ultimi anni, gli interventi dovuti a fenomeni calamitosi in Calabria hanno visto ridurre notevolmente i tempi medi del soccorso, fino a pochi minuti. Altrettanto è aumentata la conoscenza delle azioni necessarie e la capacità di operare per ridurre il danno alle persone, alle cose, al patrimonio artistico e ai beni culturali, così come i tempi per il ripristino delle normali condizioni di vita nelle zone disastrate».
Banchi di prova durissimi, in questi ultimi anni, sono stati la frana di Cavallerizzo in frazione di Cerzeto ad aprile del 2005 e l'emergenza post alluvione di Bivona a Vibo Valentia nel luglio del 2006, esempi di quanto sia fragile il territorio calabrese e soggetto a rischi di frane. Ma soprattutto, terribili sono state le ultime due estati "di fuoco" che hanno visto un dispiegamento di mezzi e uomini della protezione civile senza precedenti. «Un'attività che non si è concentrata solo nelle azioni di spegnimento – chiarisce Ripepe –, ma soprattutto, nell'elaborazione di piani di emergenza e nel controllo permanente del territorio e che ci ha consentito di raggiungere risultati importanti rispetto al passato».
La sede calabrese della protezione civile ha anche un fondamentale ruolo di raccordo con altri istituti, soprattutto nella gestione del rischio idrogeologico e sismico. Questi compiti vengono svolti con il supporto scientifico e operativo dei centri di competenza: Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), per gli aspetti sismologici, Reluis (Rete dei Laboratori Universitari di Ingegneria Sismica) e Eucentre (Centro Europeo per la formazione e la ricerca in ingegneria sismica) per gli aspetti ingegneristici. La sede regionale di Germaneto a Catanzaro è anche dotata di un supporto importante: il Sistema Informativo Territoriale per la Gestione delle emergenze della Protezione Civile della Regione Calabria, un sistema per la gestione unitaria e centralizzata di tutte le informazioni e le procedure operative inerenti alle attività di pianificazione, prevenzione ed intervento durante e post emergenza, basato su tecnologia "Webgis" (sistemi cartografici di condivisione in rete Internet) che consente l'inserimento e la condivisione di informazioni necessarie alla gestione delle emergenze. Il corretto e continuo aggiornamento dei dati all'interno del sistema costituisce un elemento essenziale ai fini dell'ottimizzazione degli interventi di protezione civile durante le situazioni di crisi.
Anche le azioni della giunta calabrese, guidata dal presidente Loiero dal 2005, puntano ormai decisamente sulla protezione e sul controllo del territorio, attraverso un approccio interdisciplinare volto alla ricerca dello sviluppo sostenibile delle aree maggiormente a rischio. L'unica strategia applicabile è quella di limitare gli effetti del fenomeno sull'ambiente, attuando adeguate politiche di prevenzione e riduzione del rischio sismico. In particolare, la Regione Calabria, attraverso il dipartimento urbanistico, ha approvato una serie di programmi a difesa dei paesaggi, delle fasce costiere e dei centri storici, valutando adeguatamente il pericolo a cui è esposto il patrimonio abitativo, la popolazione e i sistemi infrastrutturali, attuando politiche di riduzione della vulnerabilità dell'edilizia più antica, degli edifici "strategici" (scuole, ospedali, strutture adibite alla gestione dell'emergenza), attraverso un'ottimizzazione delle risorse utilizzate per il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio.
Il Dipartimento della protezione civile calabrese, infine, opera da tanti anni anche sul piano internazionale. In accordo con analoghe istituzioni di altri Paesi ha partecipato con successo ad interventi di protezione civile all'estero: un segno della solidarietà internazionale della Calabria e della capacità operativa, tecnica ed umana dei suoi uomini.

Giovanni Merlo

fonte: gazzettadelsud.it Apri http://www.gazzettadelsud.it

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