domenica 15 marzo 2009

Il sabato Santo a Soverato vecchio rappresentazione della “Resurrexit”.

L’idea di inscenare il dramma e di scegliere come cornice i ruderi del Paese distrutto dal sisma del 1783 è di Teo Sinopoli e dell’Associazione Nuova Zampagallo Domenica, 15 Marzo 2009 07.56 - Abbiamo curiosato tra le prove del dramma sacro Resurrexit, che sarà rappresentato Sabato Santo nella fascinosa cornice di Soverato Vecchio. Dovremmo dirne per molte pagine, ma, per forza di cose, ci riduciamo ad alcune osservazioni schematiche. La tradizione di rappresentare la Passione è antichissima e diffusissima. Soverato celebra ogni anno l’Incontro tra Gesù e Maria, ed è stata messa in scena una Passione (Pijjiata) fu nel lontano 1968, ad opera del compianto Fiorenzo Viscomi; e, più di recente, in Soverato Superiore. L’idea di inscenare il dramma e di scegliere come cornice i ruderi del Paese distrutto dal sisma del 1783 è di Teo Sinopoli e dell’Associazione Nuova Zampagallo, i quali si sono rivolti a Tonino Pittelli, di cui sono ben noti i precedenti come regista e attore, e che ha messo in scena una Passione nel 2008 a Davoli. Pittelli, alla ricerca di un testo, ha chiesto ad Ulderico Nisticò di rielaborare alcuni copioni. Nisticò ha risposto che ci pensava lui, e, in un tempo sorprendentemente breve, ha scritto un testo del tutto nuovo. I criteri seguiti da Ulderico sono stati, come ci ha detto, la fedeltà assoluta alla tradizione evangelica e a quella letteraria; il modello della tragedia greca; la scelta di uno stile che, linguisticamente contemporaneo e comprensibile da chiunque, conserva tuttavia la corposità della poesia arcaica; evitando ogni inutile perifrasi e ripetizione, e giungendo sempre all’essenziale dei concetti e della sensibilità. Anche i momenti di più alta tragicità non cadono mai nella tentazione del patetico. L’originalità del testo rispetto alla tradizione è nella creazione di figure umane tutte riconoscibili per un tratto di personalità: l’intensità di Gesù; l’umanità e la fede di Maria; la riflessività del greco Leostene; la fierezza del Battista; lo scetticismo di Pilato e il dolente affetto di Claudio; lo spiccio carattere militaresco di Volturcio e dei soldati romani; la debolezza di Erode in mano ad Erodiade e Salomè; la spietata logica di Belzebub e dei diavoli; la cupa disperazione di Giuda; il greve realismo dei farisei; e i brevi momenti che pure rendono protagonisti Sofronio, Longino, Maria Maddalena, le Pie donne, la Veronica, il Cireneo, Giuseppe di Arimatea, gli Angeli, le danzatrici… In un contesto di prosa essenziale, sorgono passi lirici possenti e sublimi: la morte di Giuda, il pianto di Maria, la profonda riflessione filosofica dell’Umanità, la conversione di Longino, il trionfo della Resurrezione. Notevoli, in una prassi di metateatro, i riferimenti a Poliporto, Soverato, il Beltrame, e la Calabria. Un testo così intenso aveva bisogno di essere intelligentemente interpretato, e ha trovato il regista ideale in Tonino Pittelli, che, d’intesa con l’autore, lo ha adattato al luogo che farà da palcoscenico, e alle esigenze teatrali, riuscendo perfettamente nell’intento di rendere serrato l’impianto narrativo. Particolare cura sta riservando Pittelli alla recitazione, educando e plasmando gli attori, tutti eroici e caparbi volontari, e calandoli nel ruolo. Avremo presto l’elenco completo. Sua anche, con la valida collaborazione di Giovanni Donato, la scelta delle musiche che seguiranno tutte le scene, e ne costituiscono parte integrante. Ricordiamo le scenografie di Franco Papini; i palchi di Massimo Staropoli; le coreografie di Carlos Aguero; i trucchi di Rita Pipicelli; il server Procopio Service di Pino Procopio; l’organizzazione di Peppe Chiaravalloti.

Fonte: catanzaroinforma.it

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